Per realizzare un intervento sanitario efficace, la sola capacità strategica non basta.
Le persone consultano la figura sanitaria per i problemi più svariati e, in queste situazioni, possono sentirsi preoccupate, addolorate o irritate.
In tutti questi casi il paziente si aspetta che il professionista abbia le conoscenze e l’esperienza necessarie per risolvere il problema, cioè che abbia una strategia, ma implicitamente desidera molto di più: che ascolti con attenzione e interesse, come se il malessere fosse il suo; che sia comprensivo, che condivida il disagio, che mostri empatia.
Il paziente, sintonizzato sul piano emotivo, viene abitualmente interrotto dopo una manciata di secondi e sospinto, suo malgrado, nella cosiddetta “trappola anamnestica”: incalzato dalle domande del medico, si rifugia in risposte sempre più laconiche fino a ridursi a semplici monosillabi.
Spesso queste resistenze sono causate dall’utilizzo di un linguaggio “indicativo-esplicativo”, la lingua della scienza che spiega, descrive e trasmette informazioni solamente al raziocinio. Questo tipo di linguaggio, sterile di componenti analogiche ed emotive spesso genera mismatching, incomprensioni, o passività proprio perché, apostrofando Blaise Pascal, “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”.
La Neuro Linguistica ci insegna che la via più efficace ed efficiente per indurre un cambiamento passa attraverso non la cognizione, ma la percezione della realtà: mutata la percezione, il paziente modificherà naturalmente la reazione emotiva e comportamentale e, come effetto finale, anche la cognizione.
In tutti questi casi il paziente si aspetta che il professionista abbia le conoscenze e l’esperienza necessarie per risolvere il problema, cioè che abbia una strategia, ma implicitamente desidera molto di più: che ascolti con attenzione e interesse, come se il malessere fosse il suo; che sia comprensivo, che condivida il disagio, che mostri empatia.
Il paziente, sintonizzato sul piano emotivo, viene abitualmente interrotto dopo una manciata di secondi e sospinto, suo malgrado, nella cosiddetta “trappola anamnestica”: incalzato dalle domande del medico, si rifugia in risposte sempre più laconiche fino a ridursi a semplici monosillabi.
Spesso queste resistenze sono causate dall’utilizzo di un linguaggio “indicativo-esplicativo”, la lingua della scienza che spiega, descrive e trasmette informazioni solamente al raziocinio. Questo tipo di linguaggio, sterile di componenti analogiche ed emotive spesso genera mismatching, incomprensioni, o passività proprio perché, apostrofando Blaise Pascal, “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”.
La Neuro Linguistica ci insegna che la via più efficace ed efficiente per indurre un cambiamento passa attraverso non la cognizione, ma la percezione della realtà: mutata la percezione, il paziente modificherà naturalmente la reazione emotiva e comportamentale e, come effetto finale, anche la cognizione.